In Italia la percezione della pericolosità sismica è fortemente sottostimata. Nelle zone sismiche più pericolose del nostro Paese, solo 6 italiani su 100 hanno una percezione ottimale. A dirlo uno studio firmato INGV.

Nonostante il territorio italiano sia particolarmente esposto ai terremoti, nelle zone sismiche più pericolose del nostro Paese, solo 6 italiani su 100 hanno una percezione adeguata della pericolosità sismica, quindi del pericolo presente in ogni momento sul territorio.
Sono i risultati di un’indagine condotta nel 2015 dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), in collaborazione con l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IRPPS) e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste (OGS) e finanziata dal Dipartimento della protezione Civile (DPC), su un campione statistico nazionale di oltre quattromila persone. Lo studio ha evidenziato che in Italia la percezione della pericolosità sismica è fortemente sottostimata.
In una scala di percezione a sette punti utilizzata nel questionario (http://www.terremototest.it) nella quale il punteggio 1 indica il valore di percezione più basso mentre il punteggio 7 indica il massimo, i risultati dell’indagine mostrano che la percezione della pericolosità sismica in Italia è in media di 3,24, con differenze non significative, da un punto di vista statistico, tra le regioni del Nord (3,20), del Centro (3,39) e del Sud e Isole (3,70).
Particolarmente preoccupante il dato che arriva dalle zone più pericolose, dove quindi è maggiore la probabilità che si verifichi un forte terremoto. Troppo poche le persone che sono a conoscenza dell’elevato pericolo. Solo il 6% ritiene di essere bene informato sui terremoti, ed il 33% “abbastanza informato”. Il mezzo di comunicazione più usato per ottenere informazioni è la televisione (37%) seguito dai giornali (22%) e dal web (21%), messaggi della Protezione Civile (7%) Enti di Ricerca ed Università (2%), Regioni, Province e Comuni (4%), Libri (4%) il restante 3% riceve informazioni da amici, familiari ed associazioni di volontariato.
Il comunicato dell’INGV con cui si informa dei risultati dello studio si conclude rilevando che meno del 5% degli intervistati ha partecipato personalmente a un’iniziativa per la riduzione del rischio sismico. “In base ai risultati dell’indagine”, afferma Massimo Crescimbene, ricercatore dell’INGV e coordinatore dello studio, “possiamo affermare che nel nostro Paese appaiono quanto mai fondamentali campagne di informazione sulla riduzione del rischio sismico, come “Io non rischio Terremoto” promossa e realizzata dal Dipartimento della Protezione Civile (DPC), INGV, ANPAS e Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica, in accordo con le Regioni e i Comuni interessati.
È inoltre indispensabile trasformare i progetti educativi realizzati in questi ultimi anni nelle scuole (ad esempio il Progetto EDURISK, www.edurisk.it ) in programmi permanenti, per dare vita a una generazione di cittadini più informata, consapevole e attivamente coinvolta nella riduzione dei rischi naturali”.