Il 22 aprile si celebra la Giornata della Terra, una delle mobilitazioni ambientali più importanti del mondo, in grado di coinvolgere milioni di persone in oltre 170 paesi. Quest’anno la ricorrenza è particolarmente importante: la prima edizione avvenne nel 1970, esattamente 50 anni fa. Per l’anniversario è stato organizzato un numero record di eventi.
La giornata della Terra 2020, però, capita nel mezzo della pandemia di Covid-19. Una crisi senza precedenti che obbligherà a sospendere la maggior parte delle manifestazioni all’aperto, rischiando soprattutto di farla passare in secondo piano. Dall’altro lato, però, la pandemia rende ancora più evidente la connessione sempre più stretta tra l’uomo e l’ambiente.

Un’edizione speciale
La Giornata della Terra 2020 è dedicata all’azione per il clima. “Il cambiamento climatico rappresenta la più grande sfida per il futuro dell’umanità, si legge sul sito ufficiale dell’Earth day.
Le attività nate intorno all’anniversario della Giornata della Terra comprendono spettacoli artistici, attività educative e di volontariato, consulenze legali e iniziative di citizen science, i progetti scientifici partecipati. Il più importante è la Earth Challenge, dove i cittadini di tutto il mondo sono invitati a fornire dati sull’inquinamento da plastica.
Sul sito ufficiale è possibile vedere una mappa con le iniziative a livello mondiale. A questo link la pagina dedicata alla giornata in Italia con tutti gli eventi.

L’ombra del virus sulla Giornata della Terra
Il lockdown adottato da molti paesi rischia di compromettere la mobilitazione. In un editoriale pubblicato dal magazine americano TeenVogue, due attivisti americani (un professore di scienze e un leader studentesco) hanno commentato così: “a molti attivisti come noi hanno consigliato di mettere da parte le nostre preoccupazioni, concentrarci su un obiettivo alla volta. Ma noi sentiamo che andrebbe fatto esattamente l’opposto”. E’ ora sotto gli occhi di tutti, per gli attivisti, che le categorie più deboli sono quelle pagano l prezzo più alto per ogni emergenza. Non solo per la pandemia, ma anche per i cambiamenti climatici.
Da un punto di vista più istituzionale, le Nazioni Unite esprimono lo stesso concetto. Un tweet molto popolare in questi giorni dell’ONU recita: “Possiamo essere separati, ma ricordiamo: siamo tutti insieme in tutto questo e siamo tutti sullo stesso pianeta”.
We may be separated, but remember:
We are all in this together and we’re all on this planet🌏🌎🌍 together 🙌
No matter where you are in this world, we are connected by our challenges.Raise your voice for #EarthDay2020 next week: https://t.co/MVKewVWnM0 pic.twitter.com/HnD0sv2cZR
— UN Environment Programme (@UNEP) April 17, 2020
Vedi anche: la Giornata mondiale dell'Acqua ai tempi del Coronavirus
Un po’ di storia
La Giornata della terra fu proposta nel 1970 a un convegno UNESCO a San Francisco. Tra i movimenti di protesta che in quel periodo percorrevano la California, c’era una delle prime importanti mobilitazioi ambientaliste, nate in seguito a un grave sversamento di petrolio sulle coste di Santa Barbara. Dal 1970 al 1990 la giornata rimase un evento sostanzialmente americano, dove fu però in grado di mobilitare moltissime persone.
Nel 1990, su iniziativa di Denis Hayes, uno degli attivisti della prima ora dell’Earth day, la giornata divenne globale. Parteciparono 141 paesi e secondo gli organizzatori circa 200 milioni di persone. Numeri che fanno dell’Earth day una delle più grandi mobilitazioni mondiali. Quella del 2000 fu l’edizione dei record: 183 paesi partecipanti.
Gli Stati Uniti e molte altre nazioni, significativamente, firmarono gli Accordi di Parigi sul clima proprio il 22 aprile 2016.