
Continua a crollare il prezzo del petrolio: oggi, lunedì 20 aprile 2020, sono stati raggiunti valori che non si vedevano da vent’anni. In piena emergenza sanitaria per la pandemia di COVID-19, con i trasporti mondiali fermi per il lockdown deciso in numerosi paesi del pianeta, il prezzo del petrolio continua a calare raggiungendo valori mai raggiunti negli ultimi vent’anni. Uno dei motivi all’origine di questo crollo storico è che si sono esaurite le capacità di stoccaggio.
Tanto per farsi un’idea dell’entità del crollo, all’inizio di gennaio 2020 il prezzo del petrolio era di 70 dollari, a inizio febbraio era sceso a 56 dollari (Brent).
Un mese e mezzo fa, il 9 marzo, a seguito del fallimento dei negoziati tra paesi produttori, il prezzo del greggio negli Stati Uniti (petrolio WTI) era sceso sotto la soglia dei trenta dollari al barile. La discesa è continuata ed ora è sceso sotto i venti dollari. Nel pomeriggio del 20 aprile il crollo del petrolio Wti è continuato fino a quota 11 dollari: un crollo giornaliero così marcato non si vedeva dal 1982.
L’accordo raggiunto fra i principali paesi produttori di petrolio (Opec+), con il taglio di quasi 10 milioni di barili al giorno, non è servito a rilanciare il prezzo del greggio.
Uno dei problemi emersi in queste ultime settimane riguarda lo stoccaggio del petrolio prodotto in eccesso. In particolare, c’è un eccesso strutturale di shale oil americano, il petrolio non convenzionale che viene estratto in gran quantità negli Stati Uniti. La crisi del coronavirus ha ridotto di molto la domanda, ed il petrolio estratto si accumula fino al punto che le imprese estrattrici non sanno dove stoccarlo. La mancanza di spazio per lo stoccaggio fa crollare i prezzi ulteriomente.