
A seguito dell’emergenza COVID-19, in Italia da ormai diverse settimane sono stati ridotti drasticamente i trasporti e gli spostamenti. Attività economiche chiuse, traffico ridotto ai minimi, strade e autostrade deserte, meno treni, meno assembramenti: tutto questo ha avuto ripercussioni anche sugli strumenti che si usano per misurare i terremoti. Le stazioni sismiche italiane hanno rilevato una riduzione del “rumore ambientale”. Si tratta del cosiddetto rumore antropico, una serie di vibrazioni del suolo generate cioè dalle attività umane, che viene rilevato in modo chiaro da tutte le stazioni sismiche sufficientemente vicine a città, paesi o infrastrutture come ferrovie e strade.
La diminuzione del rumore di fondo prodotto dalle attività umane ha conseguenze positive? Sì, perché permette di rilevare meglio terremoti più deboli, ed analizzare così terremoti molto piccoli che danno informazioni preziose sull’interno della Terra. Il rumore di fondo causato dalle attività umane rende infatti più difficile la lettura dei dati sismici.
La riduzione del rumore sismico non è avvenuta solo in Italia. Viene rilevata anche in altri paesi d’Europa, dove il blocco delle attività è iniziato nelle ultime settimane.
Ci sono poi stazioni sismiche posizionate in luoghi remoti della Terra, dove la riduzione delle attività umane non verrà rilevata.